martedì 23 luglio 2024

ISOLE COOK

RAROTONGA

Agosto 2019


Arrivo a Rarotonga

La settimana in barca si fa ancora sentire, il dondolìo mi accompagna mentre camminiamo verso l’aereo, che è proprio piccolino per 2 ore e 40 di volo... Mentre sorvoliamo il Pacifico verso Rarotonga, annunciano che c’è un “warning” del ministero della sanità delle Cook riguardante la diffusione del dengue. Ci invitano a proteggerci per evitare le punture delle zanzare e ci dicono quali sono i sintomi della malattia... ‘Porcaccia... - penso - se leggono un avviso del ministero, dev’essere invasa dalle zanzare.. e io che pensavo di star tranquilla perché di fatto siamo nel loro inverno!’  In realtà poi di zanzare neanche l’ombra... meno male! 
Ho scoperto che finalmente Cook non è stato il primo a mettere piede su questo arcipelago (anche se porta il suo nome), bensì lo spagnolo Alvaro de Mendana (di cui ignoravo l’esistenza), nel 1595. Cook c’è passato 200 anni dopo (anche se il colonizzatore che si ricorda è Goodenough a bordo del Cumberland). Con la colonizzazione europea arrivarono anche i missionari e, al solito, le malattie europee che decimarono la popolazione locale. Pare che avessero tentato di proibire anche canti e danze ma senza riuscirci, per fortuna! 

All’arrivo in aeroporto ci accoglie Jake Numanga, che canta e suona l’ukulele dietro al nastro trasportatore dei bagagli; scopriamo che sono 35 anni che dà il benvenuto ai turisti, in pratica una istituzione.


Il primo impatto con i locali (a parte Jake Numanga), mi ha un po’ delusa.. abituata alla solarità ed estroversione dei polinesiani, gli autoctoni mi sono sembrati un po’ più  ‘sulle loro’, impressione che si è poi modificata nei giorni seguenti, ma si resta comunque lontani dall’empatia polinesiana!

Rarotonga è un’isola ordinatissima, i prati davanti ad ogni casa sono perfettamente rasati e i giardini curatissimi, anche la natura qui è ordinata e rigogliosa, ma senza  intrichi e sovrapposizioni di piante che crescono l’una sull’altra. Le strade hanno segnata la mezzeria e sono più trafficate, insomma ambiente meno selvaggio e più civilizzato, anche se alla sera l'illuminazione stradale praticamente è assente, o presente in modo molto naif!


Illuminazione stradale

Strada della capitale Avarua

Case, giardini e montagne

Case nell'interno dell'isola

Esiste anche un cinema nella capitale!

Ci dicono che questo inverno è molto più caldo del solito, perché normalmente la sera si può arrivare anche ai 10-15 gradi (meno male, penso, speriamo duri per tutta la nostra vacanza...) 
Mi stupiscono le quantità di piccoli cimiteri disseminati lungo la strada; in Polinesia si potevano sotterrare i defunti nel proprio terreno attorno alla casa, qui evidentemente si trovano luoghi comuni ma non circondati da mura come da noi.

Il mare è bello, ma mancano le gradazioni polinesiane e soprattutto è bassissimo e il reef, abbastanza vicino alla costa, è raggiungibile quasi a piedi. 







Una sera andiamo a vedere il Te Maeva Nui, che è una celebrazione dell’indipendenza delle Cook dalla New Zealand nel 1965, una gara di canti e balli dell'arcipelago (vengono qui le rappresentanze di tutte le isole Cook): sono così belli e coinvolgenti e le coreografie così spettacolari, che la sera successiva ci torniamo. Si capisce che è un avvenimento importante perché ci sono giudici, fotografi accreditati e una quantità di sorveglianti che mi impedisce di fare riprese (mannaggia! però qualcosa sono riuscita a rubare...) e fuori dal teatro, tipo festa paesana, banchetti che vendono di tutto e tavoli dove cenare, perché lo spettacolo comincia alle 19 e finisce alle 22.30 e qui, come in Polinesia, si mangia dalle 18.30 e alle 22 è praticamente tutto chiuso.

Ingresso al Te maeva





Signore al Te Maeva Nui con la tipica coroncina di fiori in testa

Girando per l'isola, scopriamo qualche punto che ci colpisce particolarmente, per i contrasti dei colori tra acqua, sabbia, rocce e vegetazione: Black Rock, dove le rocce di basalto, prodotto delle antiche eruzioni effusive, spiccano sulla sabbia bianca




Nella capitale ci sono due luoghi di aggregazione sociale: uno è il mercato Punanga Nui in cui si trovano bancarelle di cibo fresco, souvenir, artigianato e cappelli fatti di foglie di cocco oltre a spettacoli di musiche e balli locali


Negozio al Punanga Nui Market

Bancarella 



Cappelli di foglie di cocco

Band locale

Ballerina con costume tipico 

e l'altro è il Muri Night Market dove venire a cena scegliendo tra le varie offerte, quella che più ti stuzzica. Qui ho assaggiato il rukau una zuppa di foglie di taro e latte di cocco, veramente squisito accompagnato da una banana verde che in realtà sapeva di poco, ma si deve pur sperimentare! 




Qualcuno con cui scambiare due parole?


Offerte di cibo

Ci sono molte affinità con la Polinesia, sia dal punto di vista della natura, così lussureggiante che delle montagne interne, verdi e con sagome che si somigliano,  che della produzione di perle nere, che del cibo (il piatto tipico è l’iki mata una versione del poisson cru au lait de coco in cui c’è più latte di cocco e spesso viene accompagnato con il taro fritto. L’impressione  è che qui sia una Polinesia più civilizzata, basti pensare che a Fakarava non c’era il medico, ma solo un’infermiera  che in caso di urgenze si preoccupava di prendere in carico il paziente e farlo trasportare a Tahiti, invece qui i baretti sulla spiaggia hanno il defibrillatore!! Però a me quell’essere persi nei blu, affascinava tanto...

AITUTAKI

Dopo un volo di circa 50 minuti, atterriamo ad Aitutaki, la seconda isola che visiteremo. L'arrivo è stato da togliere il fiato... la laguna, questa volta abbastanza piccola, ha tutte le gradazioni dell’azzurro chiaro, con motu che si rincorrono coperti da palme e orlati di sabbia bianchissima; il blu è destinato solo all’oceano.  Riconosciamo One Foot Island, chiamata così perché dall'alto somiglia all'impronta di un piede sinistro, dove so già che andremo in gita.

 

Sbarcati dall’aereo in un aeroportino grande come un monolocale, mi guardo attorno e penso, ‘sono tornata a casa’, (nel senso che la sensazione di primitività mi era familiare e gradita).

Aeroporto

Scopro che il primo europeo ad avvistare Aitutaki fu William Bligh, che l’11 aprile 1789 veleggiò da queste parti con il Bounty (il celebre ammutinamento scoppiò 17 giorni dopo aver lasciato Aitutaki, mentre la nave si stava dirigendo verso le Tonga) e che anche Charles Darwin nel 1835 vi fece una sosta durante il suo viaggio con il Beagle.

Gli abitanti sono veramente pochi e non particolarmente giovani, niente cani, solo gatti e grossi granchi che alla sera escono e si avventurano sulla strada che, come sempre, è circolare (fa il periplo dell’isola). Una serie di sterrati portano alle  spiagge o a case private. Ci sono poche macchine e qualche motorino, un solo supermercatino in cui però ho trovato anche della pasta italiana😂. Connessione ovviamente neanche a parlarne, pochissime tacche e lentissima, impossibile condividere alcunché ...

Cartello stradale

Girando all’interno, con il motorino, conosciamo due anziani signori che recuperano dei cocchi da terra per farne qualcosa (ma non ho capito cosa), ci dicono che sono nati lì e che amano viverci, che oggi invece i ragazzi se ne vanno quando hanno finito le scuole per magari tornare quando sono vecchi e che, se vogliamo, possiamo raccogliere le banane e anche le papaye che vediamo pronte sugli alberi, perché è permesso! Mi piace da pazzi questa idea di raccogliere dalla pianta e mi guardo intorno, peccato che le papaye che vedo mature sono tutte a circa 4m da terra...e chi ci arriva???

Troviamo un cartellone con la loro Rosa dei Venti (è ovvio che non ci siano i nostri), mi incuriosisce molto guardare i nomi e lo fotografo (perché non ho alcuna speranza di ricordarmeli!) per vedere se nei prossimi giorni riesco ad individuarne qualcuno.  


Il tempo non è bellissimo, spesso nuvole e sole si alternano lasciando anche grandi spazi alle piogge e girare in motorino ci obbliga a fermate a volte piuttosto lunghe, ma il fido e-reader sempre nello zaino, ci fa comunque trascorrere del buon tempo






Laguna in un giorno di pioggia

Il mare nell’isola principale è bello, ma molto basso e pochi pesci...(un punto a favore della Polinesia Francese) l'unica parte davvero balneabile in ogni ora della giornata è nella zona del Tamanu Beach resort però, però, però... quando andiamo a One Foot Island...restiamo senza parole per la bellezza del luogo, la trasparenza delle acque, la presenza delle tartarughe che nuotano velocissime ed escono per respirare facendosi fotografare a raffica.. che posto! Facciamo il guado a piedi tra un motu e l’altro e andiamo al più piccolo ufficio postale del mondo, dove spediamo una cartolina alla zia novantenne e ci facciamo mettere il timbro di rito sul passaporto a forma di 🦶. 

Prima di raggiungerlo però, ci fermiamo al Motu Akaiami che era stato scalo per le forze aeree americane durante l'ultima guerra. Poi negli anni 50 si è trasformato in scalo per gli idrovolanti della TEAL (Tasman Empire Airways Limited) che si fermavano per fare rifornimento lungo la traversata transpacifica chiamata Coral Route (Rotta del corallo): un volo romantico e mitico, che toccava luoghi come le Samoa, le Fiji, la Polinesia Francese e, ovviamente, Aitutaki. Attori famosi, come Marlon Brando e John Wayne, Clark Gable hanno provato l'esperienza di questo volo, certamente insolito (e molto costoso) per l'epoca.

Motu Akaiami






Verso One Foot Island

Guado tra motu



Facciamo tante escursioni in moto, dall'unica strada centrale, prendiamo tutte le deviazioni alla scoperta di nuovi panorami, ed è così che raggiungiamo il belvedere, da cui l'occhio può abbracciare praticamente tutto l'atollo. E' un luogo tranquillo, un piccolo pianoro in mezzo a una foresta di palme e soprattutto non c'è mai nessuno: durante il soggiorno ci torneremo più volte...

Panorama dal Belvedere




Casa abbandonata



se fa troppo caldo, si dorme fuori

Nelle nostre peregrinazioni, vediamo anche un cartello, affisso su un albero, che propone uno stile di vita più cristiano e meno consumistico: "Gesù Cristo è il nostro Dio. Non il denaro. No voli la domenica". Mai mi sarei aspettata un cartello di questo genere, nel senso che l'isola mi pare non sia ancora stata presa d'assalto dal turismo, anche le strutture alberghiere non sono tantissime, eppure evidentemente per la popolazione locale, il turismo sta facendo cambiare il loro modo di vivere e a qualcuno questo evidentemente non piace..


Incontri sulla strada

Così passano i giorni e le ore lente, sapendo che presto saremo di nuovo nella civiltà...

Prossima tappa Los Angeles

Nessun commento:

Posta un commento

SEYCHELLES e stop a DUBAI

UNA SETTIMANA A PRASLIN con stop a DUBAI Agosto 2022 Arrivo a Mahè Eravamo già stati alle Seychelles nel 2008   ma , complice la settimana t...