venerdì 4 aprile 2025

SEYCHELLES e stop a DUBAI

UNA SETTIMANA A PRASLIN con stop a DUBAI

Agosto 2022

Arrivo a Mahè

Eravamo già stati alle Seychelles nel 2008 ma, complice la settimana trascorsa  a Mauritius (di cui racconto in un altro post), decidiamo di tornarci.  Arriviamo a Mahè (l'isola più grande) con un volo di 3 ore da Mauritius. 

Aereo per Praslin

Dopo un ulteriore passaggio in un aereo piccolo piccolo (si pesta la testa contro il soffitto!) atterriamo a Praslin. Se durante il primo volo ci avevano detto che ci sarebbero state turbolenze, ma che era normale in questo periodo dell'anno, con il mini aereo sembriamo in balia del vento ma, meno male, dura solo 20 min… Poi verso l’hotel, passando per la Vallée de Mai (ma quanto sono cresciute queste piante!)

Il giorno seguente il nostro arrivo, prendiamo un autobus per raggiungere Baie St Anne, (la macchina a noleggio arriverà tra 2 giorni) per acquistare  una sim da mettere nel telefono. Il viaggio in bus è un’esperienza. Gli orari di passaggio sono assolutamente indicativi, arriviamo al bus stop e troviamo chi è lì già da 1 ora, ma siamo determinati perché il taxi costa 300 rupie=25€ per un tratto veramente piccolo (neanche 10 min di strada), e poi il tempo non é gran che, e quindi non avremmo potuto stare in spiaggia.

Comunque dopo 25 minuti arriva il bus, carica gente anche in piedi, tutti  mascherati (siamo ancora in periodo post Covid), ma comunque ci sono i finestrini aperti e un gran giro d'aria. A ben poco servirebbero quei ventilatori arrugginiti che sono attaccati alle pareti!

Aspettando l'autobus


Sul bus

Il clima è decisamente meno piacevole di quello di Mauritius, è perfetta la definizione che usano i francesi "poisseux" (pescioso), umidiccio e appiccicoso e il cielo è grigio. Peccato, i colori sono spenti e non si apprezzano come si dovrebbe. Il sole fa capolino ogni tanto, giusto per farci capire come sarebbe il paesaggio ma fa
aumentare quella fastidiosa sensazione di calore umidiccio.

Spiaggia di Anse Volbert

Anse Volbert

Dedichiamo una giornata per la visita di La Digue. Non siamo tanto fortunati col tempo e, a dire il vero, neanche col mare che è bello tosto, per fortuna la traversata dura solo 20 minuti.. 
Ci si muove in bici a La Digue, 15 anni fa c’erano anche i carretti trainati dai buoi, oggi non li ho visti, ma ho visto qualche macchina (poche) e un certo numero di golf car, mi è parso che entrambi servissero soprattutto per portare gli ospiti agli hotel.
La strada principale è stata asfaltata e raggiungere la famosa Anse Source d’Argent è stato facile (l’altra volta, non so come mai, ci eravamo persi e, faticando come pazzi, eravamo saliti verso l’interno addentrandoci nella foresta).
L’impatto lascia senza fiato: quei massi granitici dalle forme ‘morbide’, sono splendidi già da soli ma, con la sabbia bianchissima, il mare e la vegetazione lussureggiante retrostante, creano un forte contrasto di colori anche oggi che è un po’ nuvoloso.
Camminiamo fin che si può, aggirando in acqua i grossi massi, scoprendo una spiaggia dietro l’altra e tenendo d’occhio la marea che sta salendo abbastanza velocemente.

Massi di granito sulla spiaggia



Massi di granito


Sentiero nell'interno per raggiungere le spiagge

Chi vuole un centrifugato?

Pedaliamo, e lungo la strada per raggiungere la parte opposta del paese, incontriamo una tartaruga gigante (questa specie può vivere più di 100 anni e pesare fino a 250 kg) che cammina lentamente lungo la strada. Secondo me abita proprio qui, perché anche 15 anni fa l'avevo incontrata nello stesso punto e con la rapidità di movimento che ha, non può vivere troppo lontano dal punto di incontro!

Tartaruga gigante

Raggiungendo la parte opposta del paese, quella dove non c'è la barriera, le onde si fanno sentire: sbattono violente sui massi e sulle spiagge. Niente bagno oggi...


In questa zona ci sono case in bellissima posizione vista mare, mi piacerebbe passare lì, sulle quella veranda del tempo a guardare le onde


A fine della giornata, facciamo un giro in paese. C’è festa per l'arrivo di ferragosto: un sacco di ragazzi in bicicletta, baracchini che vendono cibo e oggetti vari e un complesso che suona benissimo musiche locali. E mentre ascoltiamo la musica, ci beviamo un mojito classico e un coco-mojito, (giusto per affrontare il ritorno!) poi ci imbarchiamo e va meglio che all’andata.

Mercatino in paese

Nelle nostra esplorazioni via terra, un giorno lo impieghiamo per muoverci verso Nord.  Passando da Anse Boudin con vista sull'isola di Curieuse. E' il momento della bassa marea e quindi ci limitiamo a camminare sulla spiaggia e buttiamo un occhio in una strada sterrata che porta all'interno.

Anse Boudin

Così scopriamo una barca letteralmente ingoiata dalla vegetazione (chissà da quanto tempo è lì!) 


Proseguiamo lungo la strada costiera perché la nostra meta finale è Anse Lazio

Massi e vegetazione lungo la strada costiera


La strada conduce  fino alla spiaggia e Anse Lazio é proprio come descritta nelle pubblicità delle Seychelles: "...un incredibile mix di acque azzurre, sabbia bianchissima, palme rigogliose e imponenti rocce granitiche ne fanno  una delle spiagge più belle di tutto il mondo..." Per fortuna non c'è tanta gente e ci fermiamo dalla parte delle rocce, così possiamo sistemarci su una di queste senza insabbiare la salvietta (annoso problema di quando si esplorano più spiagge al giorno, "come non insabbiare la salvietta in cui ti vuoi asciugare dopo il bagno?")

Anse Lazio

Onde ad Anse Lazio

Anche oggi minaccia pioggia, ma al momento c'è il sole e ci godiamo il mare. Le onde sono importanti e per fare il bagno bisogna aspettare che arrivi il momento buono in modo da non essere travolti dal ricciolo dell'onda e trasportati al largo dalla corrente di risacca. Risultato: costume pieno di sabbia, che sarà anche fine e bianca, ma sempre sabbia fastidiosa è!

Un'altra giornata viene dedicata all'escursione alla Vallée de Mai e successivo bagno ad Anse Georgette.
La Vallée de Mai nel 1966 è stata dichiarata area naturale protetta dal governo delle Seychelles perché qui si trovano oltre 1.400 esemplari del leggendario Coco de Mer la palma con la più grande (e pesante, aggiungo dopo averla presa tra le braccia) noce di cocco al mondo. Seguiamo la guida, che ci racconta la storia di questa palma e ci addentriamo nella foresta. Le palme sono così alte che diventa veramente difficile fotografarle e capire la loro imponenza.

    Sulla strada verso la Vallée de Mai

Un pesantissimo Coco de mer

L'albero femmina produce un seme così grande o pesante (fino a 25 kg) che non esiste da nessuna altra parte del mondo. A causa di queste dimensioni non può essere trasportato da animali, e anche in acqua la noce affonda, galleggia solo se è marcia. 

La storia della scoperta di questi semi e dell'attribuzione del nome (cocco di mare) è semplice: nel Medioevo i marinai che navigarono nell’Oceano Indiano s’imbatterono in strani frutti galleggianti che sembravano affiorare dagli abissi. Nessuno aveva mai visto nulla di simile sulla terraferma, quindi pensarono che crescessero in fondo al mare, su qualche sconosciuta pianta acquatica. Ecco perché li chiamarono “cocco di mare”. Avevano grandi dimensioni e una forma insolita che ricordava i fianchi di una donna: da un lato s’intravvedeva l’anatomia del pube, dall’altro le natiche. Presso gli aristocratici europei del XVI secolo i gusci, decorati con pietre preziose, furono oggetto di collezione. Il mistero sulla loro origine diede vita a numerose leggende. Alcuni li ritenevano essere il frutto proibito del giardino dell’Eden, (quello di Adamo ed Eva, per intenderci), altri lo pensavano proveniente da una non ben identificata foresta marina. L’enigma su sciolto solo nel 1768, quando dei navigatori scoprirono la pianta del misterioso frutto sulle spiagge delle Seychelles e oggi sappiamo che cresce solo a Praslin e Curieuse. Non a caso all'arrivo alle Seychelles, il timbro di ingresso che viene posto sul passaporto, ha la forma di questo seme.

La polpa è commestibile, simile al cocco comune ma meno dolciastra. Viene estratta e lavorata sul posto per produrre liquori, salse, cocktail, creme. Tagliata in fette molto sottili, viene essiccata, confezionata, e infine spedita nel Medio e nell’Estremo Oriente, dove è molto richiesta in relazione ai presunti – e scientificamente mai provati – poteri afrodisiaci e di fecondità.  È tra i pochi prodotti esportati dalle Seychelles che vivono di turismo, costrette a importare il 90 per cento del fabbisogno.
Ogni frutto viene numerato, pesato e registrato prima del taglio. Solo un numero limitato di gusci, svuotati e venduti come souvenir ai turisti, può lasciare il Paese. Il prezzo? Bisogna sborsare dai 300 ai 600 euro.


Percorso nella Vallée de Mai



Per arrivare ad Anse Georgette si deve richiedere un permesso al 
Constance Lémuria Resort.  La spiaggia, infatti,  si trova all’interno della sua proprietà, per essere precisi alla fine del campo da golf. Per questo motivo, se non si è ospiti del resort, si può raggiungere la spiaggia solo con un permesso dell’hotel o via mare. Dall’ingresso del resort ci vogliono circa 30 minuti a piedi fino alla spiaggia, ma il percorso è bello, all'interno del campo da golf. 
Ci fermiamo alla buca 15, e guardiamo giù. Si sentono le urla di chi in acqua viene schiaffeggiato dalle onde e mi ricordo quando 15 anni fa, da qui riconoscevo le voci di mio figlio e dei suoi amici che facevano bodyboard sulle onde. 
 
Anse Georgette dal golf

La spiaggia è bella e le onde forti come ricordavo. Data la mancanza di una barriera corallina, l’acqua diventa subito profonda e ci possono essere forti correnti. Riusciamo comunque a fare un bagno, ma il tempo non ci aiuta e inizia a scendere una pioggerellina sottile... (sembra di essere in novembre, mannaggia!) Quindi lasciamo la spiaggia e risaliamo in macchina un po' bagnaticci perché intanto ha iniziato a piovere davvero.

Anse Georgette 

Anse Georgette

Anse Georgette

Fody rosso

Una curiosità: in tutta l'isola si possono vedere questi uccellini. Sono piccoli, circa 10 cm e spiccano tra le foglie verdi, sono i Fody rossi che normalmente sono grigio-bruni ma, durante la stagione degli amori, i maschi acquisiscono la "livrea nuziale" (questo termine è una reminiscenza degli studi universitari 😄) che ha questo colore brillante con ovvia funzione... ammaliare la femmina, che invece rimane sempre del suo colore grigio-bruno. A me, questa cosa che nel regno animale i maschi sono sempre più belli delle femmine, non mi è mai piaciuta tanto eh, devo dirlo. Ma me ne devo fare una ragione.

E così, tra un giro e l'altro e un ricordo e l'altro, siamo arrivati al giorno della partenza. E piove, non poco, piove forte, talmente forte la maggior parte del tempo la trascorriamo in hotel a leggere. 

Piove davvero!

Intanto ci informano che sono cambiati gli orari dei voli, sia quello per Mahé che quello da Mahè a Dubai facendoci, con ogni probabilità, saltare tutte le coincidenze. Le mail si susseguono con il risultato che anche il volo da Dubai partirà un giorno dopo, causa maltempo, ci dicono. Risultato: dovremo prenotarci una notte a Mahé e una a Dubai. Anche se avevamo acquistato i voli in modo da avere tempo a disposizione per prevenire disagi in caso di ritardi, mai avremmo pensato alla cancellazione del volo per maltempo. Va beh, sarà l'occasione per fermarci a Dubai un giorno e vedere com'è. Sempre vedere il lato positivo! 

Il volo da Praslin a Mahé parte col buio pesto e con la pioggia e non è per niente piacevole, si balla parecchio e pensare che sotto c'è mare tempestoso non mi mette proprio a mio agio. Quando finalmente si vedono le luci dell’aeroporto, mi tranquillizzo un po' anche se si viene  sballottati ancora di più. Insomma, quando tocchiamo terra tiriamo un sospiro di sollievo. L'hotel è vicino all'aeroporto e possiamo controllare la pista, il nostro aereo di domani è già lì che ci aspetta. 

Considerazioni

Agosto non è certo la stagione giusta per andare alle Seychelles e se 15 anni fa eravamo stati fortunati, avendo sempre bel tempo con solo qualche acquazzone notturno, quest'anno è andata proprio maluccio: pioggia spesso presente, tempo mutevole, vento forte e mare molto mosso, tanto da impedire il bagno in certe spiagge che non sono protette. A parte questo, i paesaggi sono comunque incomparabilmente belli e le rocce di granito, uniche nel loro genere. 

Praticamente tutte le spiagge sono raggiungibili dall'interno (e questa è una gran cosa perché permette di cambiare ogni giorno località), l'unica per cui si deve chiedere il permesso all'hotel nella cui proprietà si trova, è Anse Georgette, ma è una cosa semplice. Meglio però chiedere il giorno precedente, in modo da essere certi che non ci sia un numero chiuso. La macchina viene lasciata fuori dalla proprietà e la spiaggia si raggiunge a piedi. Per fare tutto il giro dell'isola ci si impiega, più o meno, 1ora e mezza, ma conviene munirsi di moto o macchina perché i trasporti (che ci sono) sono poco affidabili, sconsiglio la bicicletta perché l'unica strada è abbastanza trafficata e i locali vanno piuttosto allegri.


DUBAI

Arriviamo a Dubai nel pomeriggio e restiamo stupefatti dalla grandiosità dell’aeroporto, da come tutto sia pulito e brillante e perfettamente funzionante.
Il nostro albergo è vicino all'aeroporto, visto che ci dobbiamo stare pochissimo tempo. Depositiamo le valigie e usciamo immediatamente, dobbiamo sfruttare al massimo questa tappa inattesa e prendiamo il metro rosso per andare al Burj Kalifa, il più alto grattacielo al mondo.

Fa un caldo infernale con aria bollente e mi chiedo come farò a resistere. In realtà tutto è strutturato per far camminare sempre all’interno di percorsi con aria condizionata e, nei piccoli tratti da fare a cielo aperto, non faccio in tempo ad accusare il caldo. Infatti noto che, quando chiediamo come fare a raggiungere qualcosa uscendo da questi percorsi, ci guardano come se fossimo pazzi e ci suggeriscono alternative che permettono di vedere quello che vogliamo stando sempre al fresco. La camminata per strada non è concepita.
Dubai è sterminata, ha la Metro che è nuova, perfettamente pulita con le porte di sicurezza, come avevo visto in Giappone, così da non avere mai le rotaie e i convogli a vista, tutto è lucido, pavimenti, vetri, tableau delle informazioni e tutto funziona perfettamente e in modo semplice e veloce, più che un paese arabo (di solito caotico e un po’ chiassoso) sembra una Svizzera con le palme invece che con vegetazione alpina.
Il Dubai Mall, è la madre di tutti gli shopping center, una cosa sconfinata, con un acquario spettacolare (penso al nostro a Milano, dove ho portato recentemente il mio nipotino, e mi viene una tristezza…) una pista di pattinaggio su ghiaccio, negozi di ogni genere su diversi piani, dalle grandi firme a quelle meno grandi, con una food court dove puoi scegliere tra tutte le cucine del mondo. 

Pista di pattinaggio

E sono sicura che ci sia ancora molto altro, ma ci sono stata veramente pochissimo giusto per capire e perché da lì vicino si vedeva il Burj Khalifa, di una bellezza e leggerezza unica.
Burj Khalifa

Per godere del panorama col Burj Khalifa,  saliamo allo Sky Views Dubai che si trova in un’edificio particolare (l'Emaar Square Building), immediatamente riconoscibile, composto da 2 torri collegate fra loro in cima da alcuni piani condivisi.  Sky Views si trova tra il il 52° e 53° piano, a circa 220 metri di altezza.
L’ascensore scorre lungo la parete in vetro che dà sull’esterno dell’edificio, la vista non è a 360°, ma orientata verso la parte centrale e nord di Dubai e soprattutto il Burj Khalifa è lì, a un passo.
Ovviamente non ci perdiamo lo Sky Slide, lo scivolo esterno (si vede nella foto, in alto, nella torre più bassa, sotto la scritta Emaar) interamente in vetro trasparente lungo 12 metri. Una scivolata di un secondo ma comunque fa un certo effetto essere sospesi nel nulla! Si trova proprio attaccato alla facciata esterna e, aguzzando la vista, si può notarlo dalla strada.

Emaar Square Building e Sky views

E altra cosa che non ci facciamo mancare è la Sky Walk, la passeggiata nel vuoto (quella che si vede sporgere nella foto, in alto verso destra). Il percorso in vetro trasparente è lungo quasi 50 metri e si cammina sospesi a oltre 200 metri da terra. Sotto i piedi il vuoto e 52 piani più sotto, le strade e il traffico di Dubai. Bellissimo!

                                              Sky Walk


Burj Khalifa e giochi d'acqua


Burj Khalifa


Considerazioni

Insomma, non ho visto nulla, ma quel nulla mi è piaciuto tanto, le persone sono gentili, tanto per dire, in metro non ho fatto un tragitto in piedi perché mi hanno ceduto il posto e il passo (a Milano quando mai?), il mare pare sia trasparente e balneabile (però non ho potuto constatare dal vero) e poi c’è tutta la parte di Dubai vecchia con i suk delle spezie, dei tessuti e dell’oro che sicuramente amerò e ogni genere di divertimento immaginabile e non. Quindi al rientro penserò a come organizzare un viaggio nel paese dei divertimenti si, perché ho avuto l'impressione che sia una specie di Disneyland per adulti!

domenica 23 marzo 2025

MAURITIUS

UNA SETTIMANA A MAURITIUS 

Agosto 2022


Partiamo da Malpensa verso Mauritius, con stop a Dubai
Il nostro albergo è piccolo ma molto carino, nella zona di Trou aux Biches. L'avevamo scelto con attenzione perché detestiamo gli hotel grandi. 
Noleggiamo un'auto in una botteguccia di 2mq il cui gestore ci riceve sdraiato su un divanetto coi piedi appoggiati allo stipite della porta… ci sarà da fidarsi? E si, ci si può fidare perché il tipo si rivela molto sveglio, chiaro e puntuale nella consegna. 1500 rupie = 30€ al giorno per 5 giorni di noleggio.
Si guida a sinistra e, ovviamente, dopo un inizio in cui facciamo partire sempre il tergicristallo invece delle frecce, prendiamo la mano e puntiamo a Nord.

Prima esplorazione 

Decidiamo di muoverci di buon'ora perché abbiamo un percorso preciso da seguire: vogliamo muoverci descrivendo un anello in senso orario toccando Gran BaieCap Malhereux poi all'interno verso Sud per raggiungere il Château de Labourdonnais e a seguire il Giardino Botanico di Pamplemousses per finire con Port Louis tornando verso Nord al nostro hotel e chiudendo così gli spostamenti odierni.


La prima tappa è Gran Baie, sarà il cielo grigio ma non ci attira...
Proseguiamo verso Cap Malhereux (Capo Sfortunato o Capo Infelice)con la sua chiesina dal tetto rosso  (e intanto il cielo diventa blu, gioia!). 
La motivazione del nome esiste, eccome. Anzi ce ne sono addirittura due. 
La prima è che Cap Malheureux, posto all’estremità nord, è stato luogo nei secoli passati di una lunga sequenza di naufragi, causati dalle onde, dalle tempeste e dai cicloni che spesso colpiscono queste isole con grande violenza nella stagione estiva (il nostro inverno). 
La seconda è storica. Dopo i Portoghesi e gli Olandesi, a cui si deve la scomparsa del Dodo, l’innocuo grande pollo che trovarono talmente buono da causarne l’estinzione per scopi alimentari, nel 1715 sull’isola arrivarono i Francesi. Questi decisero di rimanervi stabilmente, tanto che la chiamarono Ile de France, e grazie al governatore Bertrand Francois Mahé de Labourdonnais, vi impiantarono i primi zuccherifici ed una rete stradale. Alla fine del settecento l’isola era un fiorente centro di coltivazione e lavorazione della canna da zucchero, grazie anche a circa 70.000 schiavi africani, ma anche rifugio di pirati e corsari attivi soprattutto contro i commerci britannici. 
Durante le guerre napoleoniche gli inglesi decisero di porre fine a molte colonie francesi nel mondo. La conquista dell’isola poteva chiaramente portare a diversi obiettivi: una nuova conquista territoriale per l’Impero, grandi ed avviate piantagioni e la fine delle scorrerie piratesche. I britannici attaccarono quindi i Francesi nel sud dell’isola, ma vennero incredibilmente sconfitti. Alcuni mesi dopo ci riprovarono a nord, dove le difese erano minime: a Cap Malheureux, conquistando l’isola che prenderà il nome di Mauritius. Il Capo Sventurato sarebbe quindi quello della sconfitta e dell’invasione.

Chiesa di Notre Dame Ausiliatrice a Cap Malhereux



Spiaggia di Cap Malhereux


Proseguiamo la nostra esplorazione verso il Château de Labourdonnais e passiamo vicino ad un tempio indù, Sri Draubadi Ammen Temple, coloratissimo, da cui proviene una musica forte e ritmata. Ovviamente ci fermiamo a curiosare: si sta celebrando un matrimonio. Sono tutti elegantissimi e le donne splendide (c'è da dire che ho una passione per i sari)

Sri Draubadi Ammen Temple

               




Il Châteaux De Labourdonnais, è una casa colonica splendida. Il proprietario, Christian Wiehe,  arrivato al massimo del suo stato sociale, decise di costruire una casa che lo rappresentasse, cosi tra il 1856 e il 1859 ne seguì meticolosamente la costruzione, ricercando i migliori materiali e migliori artigiani sia nazionali che internazionali e creando questa dimora veramente curata in ogni particolare. Oggi, dopo una ristrutturazione, si presenta con le sale in perfetto ordine, i parquet lucidissimi e gli arredi originali in perfetto stato. Il porticato è uno spettacolo, come la ringhiera che lo circonda. La casa è ovviamente immersa in un giardino con piante centenarie. Certo che vivere in epoca coloniale in un posto così era una vera figata! Adesso si può pranzare nel loro ristorante, in cui la cucina è curata dallo Chef  Fabio de Poli, coltivano canna da zucchero, producono rum e vendono cose stupende alla loro boutique (ma ovviamente sono molto care).

Viale di ingresso al Châteaux De Labourdonnais

Châteaux De Labourdonnais

Veranda al pian terreno

Sala da pranzo

Sala da pranzo


Balaustra che circonda le verande 


Studio



Tappa successiva è il Giardino Botanico di Pamplemousses.
Questa oasi verde nasce nella prima metà del Settecento e all'epoca consiste in un appezzamento coltivato a frutta e verdura che serve Mon Plaisir, ovvero la residenza del governatore Bertrand-François Mahé de La Bourdonnais, e rifornisce le navi in rotta verso le Indie. Ma è grazie a Pierre Poivre, intendente dell'isola dal 1767, che il giardino inizia a prendere la sua forma attuale e viene arricchito di specie, sia autoctone che provenienti da altri paesi. Impressionanti sono in particolare le Victoria amazonica (ninfee giganti originare dell'America meridionale): le foglie possono raggiungere i tre metri di diametro e i fiori sbocciano bianchi per poi assumere una colorazione rosa, ma si possono anche trovare circa un'ottantina di specie di palme.





                                Victoria amazonica

                     Victoria amazonica foglia giovane





Non potevamo ovviamente mancare la capitale Port Louis, trafficata (pure troppo!) in cui troviamo una quantità di lavori stradali che rendono difficile muoversi anche a piedi. Qui visitiamo 
l’Aapravasi Ghat Word Heritage, luogo in cui, dopo l’abolizione della schiavitù nel 1834 arrivaronosoprattutto dall’India, uomini e donne come ‘lavoratori vincolati’ con viaggio a/r pagato (ma solo se arrivavano al compimento del soggiorno obbligato di 5 anni). Sarebbero stati impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero e la paga, per lo stesso tipo lavoro, valeva 5 rupie al mese per gli uomini e 4 per le donne. 
In questo luogo si fermavano 2 giorni per venire registrati, ricevere i documenti e per essere visitati e vaccinati prima di andare a destinazione nelle piantagioni.
Il 70% dell’attuale popolazione mauriziana discende da questi ‘quasi schiavi’.


Registro degli arrivi

Port Louis




Verso Sud - La Maison Eureka e Le Morne

Altro gioiellino imperdibile, è la Maison Eureka, una casa coloniale del 1830, meno sfarzosa del Châteaux De Labourdonnais, tenuta meno bene, ma molto d’impatto. Si trova in una zona selvaggia, sotto una montagna di tutto rispetto, il Monte Ory, e con un sentiero scivoloso che ho affrontato con le infradito (del resto le avevo anche nella giungla di Tikal😂) e scende nella foresta portando a due cascate del fiume Moka, una delle quali veramente bella.
Mr Carr, un aristocratico inglese, scelse questa location perché vicina alla residenza del governatore generale a Le Réduit. Costruita quasi completamente con ebano e mogano (legname locale), è particolare per le sue 109 porte e finestre (non le ho contate tutte, mi son fidata di quello che hanno detto) che permettevano una ventilazione incredibile.


Maison Eureka




Cascate sul fiume Moka


Vegetazione attorno alla casa

Sparse sui tavoli c'erano anche tantissime foto, non protette e piuttosto polverose, (ma - mi chiedo - non è un peccato lasciarle lì, così a disposizione di tutti, col rischio che si possano rovinare?) che ritraevano momenti di vita dei padroni di casa. Mi sarei fermata ore a guardare, ma il tempo passava e la nostra meta successiva ci stava aspettando.



Lasciamo la Maison Eureka e procediamo verso Sud arrivando ai piedi di quella montagna “fiera” che è Le Morne, a respirare la libertà. 
Siamo fortunati, una giornata da sballo, sì, perché al sud non sempre è bello, anzi spesso piove, soprattutto durante il loro inverno (che è questo).
Le Morne è luogo splendido dal punto di vista naturalistico con una storia toccante.
E'un roccione basaltico alto 556m, imponente sulle spiagge bianchissime che ci sono ai suoi piedi. La zona è selvaggia se si esclude un pezzo di costa (che è alla fine della strada e quindi non si vede, per fortuna) in cui sono stati costruiti i vari Beachcomber, Sheraton ecc ecc.
Le Morne è un simbolo per i Mauriziani perché in passato, nelle sue caverne, ha offerto riparo a molti schiavi fuggiti dalle piantagioni e non solo. In quest’isola, infatti, si fermavano le navi cariche di schiavi da vendere e chi riusciva a fuggire si rifugiava qui e diventava un “Maroon slave”, uno schiavo che tornava alla vita selvaggia pur di essere libero. 
Si narra che, quando fu abolita la schiavitù, alcuni soldati inglesi furono mandati qui per avvisare i fuggitivi che erano liberi, ma molti di loro, per paura ed incredulità, si buttarono dalla cima preferendo morire piuttosto che andare incontro alle pene previste per i fuggitivi. Per questo è diventato simbolo di libertà e di resistenza all’oppressione. 
E il mare lí sotto è uno spettacolo di trasparenze e diverse tonalità di azzurro.




Le Morne

Facciamo un bagno bellissimo e poi cerchiamo disperatamente la strada per raggiungere le Terre dei 7 colori, dune di sabbia la cui peculiarità è quella di presentarsi con sette diverse colorazioni derivanti dalla presenza di ferro e alluminio nel terreno (rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo). Ma la strada principale è chiusa, cerchiamo alternative che ci permettano di raggiungerle, ma i cartelli ci informano che non abbiamo chance, la strada fattibile è solo una e ci costringerebbe a fare una deviazione troppo lunga, non ci stiamo nei tempi, dobbiamo abbandonare l’idea. Mi spiace da matti…

Rientriamo a casa, senza passare da Pt Louis, ma arriviamo comunque che è già quasi buio, con un tramonto da sballo!



Ci sono montagne molto belle a Mauritius, hanno forme riconoscibili e, a parte Le Morne, due mi hanno colpito. La prima, Pieter Both Mountain, per quel buffo masso in bilico sulla punta. Da lontano sembra che qualcuno ti stia controllando dall'alto! La seconda, il Piton de la Petite Rivière Noire, è la più alta dell'isola. Da certi punti, sembra un Cervino più piccolo, verde.
 
Pieter Both la seconda montagna di Mauritius

Piton de la Petite Rivière Noire, prima vetta di Mauritius






Considerazioni

Posto che siamo venuti in agosto, che non è propriamente la stagione migliore (bisognerebbe tornarci tra ottobre e novembre, così ci hanno suggerito i locali), posso dire che col tempo siamo stati fortunati. Il sole è caldissimo, ma non dà mai noia perché le nuvole vanno e vengono e spesso interrompono brevemente l’insolazione.
Mai fidarsi delle previsioni perché cambiano in un nano-secondo, quindi mai essere affranti se ci si sveglia con la pioggia perché nel giro di poco se ne potrebbe andare. 
La sera fa fresco e dormire con il piumino leggero è un godimento che nelle nostre estati, a volte, si rimpiange.
Non ci sono meduse e si nuota tranquilli senza necessità di un amico che faccia da vedetta. 
La temperatura dell’acqua è giusta, né fredda da farti rabbrividire, né calda da non darti sollievo se vuoi rinfrescarti
I mauriziani sono gentili e socievoli. Chiacchierano volentieri e anche quando vogliono venderti qualcosa non sono mai insistenti.
La cucina è intrigante, un mix di sapori che si giustifica nel melting pot che è la sua popolazione con le abitudini alimentari di ognuno importate qui e piacevolmente mescolate.
Il rum è ottimo.
I tramonti sono da sballo e la sera non c’è nulla da fare se non chiacchierare e guardare il cielo dell’emisfero sud tra le foglie di palma. 
Ho ancora un sacco di cose da fare e da vedere qui quindi, DEVO tornare.




SEYCHELLES e stop a DUBAI

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