martedì 23 luglio 2024

 CALIFORNIA ON THE ROAD: 

da Los Angeles a San Francisco e NYC

Agosto 2019


E dopo circa 14 ore di volo da Rarotonga, eccoci di nuovo nella civiltà! 


Prima tappa negli States: LA. Un bagno di folla a Venice Beach dove, o sei palestrato abbronzatissimo e strafico, preferibilmente con un surf sottobraccio, o fuori di testa e un po’ fatto, o sei un turista; o sei bionda con gambe di 2 metri vestita da jogging, o hai i capelli di tutti i colori (va molto la chioma arcobaleno) o sei una turista; o sfrecci su roller, skate, monopattini a motore di tutti i colori e biciclette, o sei una turista, quindi facile riconoscere la popolazione locale! Comunque, posto divertente Venice, giusto per 2 giorni, una parte dei quali passata tra i canali, dove sembra di essere in un altro mondo, tranquillo, con ville splendide (di cui non saprei neanche ipotizzare il valore), fiori, giardini gioiello, una piccola libreria a disposizione di tutti su una piattaforma sotto gli alberi e canoe o natanti-flamingo per muoversi lungo i canali. Certo, un posto un po’ finto, voluto da Abbott Kinney nel 1905 (un imprenditore edile) su modello di Venezia, ma comunque molto carino e con il suo fascino. Diciamo che avrei anche adocchiato una casetta che mi sarebbe piaciuta














Libri a disposizione




Abbot Kinney

Ocean Front Walk


Capelli multicolor!

Muscle beach

Muscle beach

Proteine a Muscle Beach!

Murales

La sera girando per cercare un ristorante, incrociamo una folla di ciclisti con ruote illuminate da lucine intermittenti che sfilano per la via con musica a palla e vigili che fermano il traffico per far passare tutti, trasmettono una gran gioia e mi ritrovo col sorriso sulle labbra mentre li guardo sfilare.


Il nostro viaggio verso San Francisco riprende, la prossima tappa sarà Monterey. Le 5 ore e mezza di macchina, a bordo di un SUVvone americano comodo e neanche troppo aggressivo, trascorrono tra paesaggi inizialmente verdi che diventano quasi desertici nelle Lost Hills (un nome, una certezza), colline gialle dalle forme morbide, per diventare pianeggianti, con pezzi di copertoni ai lati della strada (mai visti così tanti da noi, è una cosa che già mi aveva colpito la prima volta che venni qui negli anni ‘80) e con piccole trombe d’aria che sollevano polveroni che si vedono in lontananza.
“Ma che forza e coraggio avranno avuto ai tempi della conquista del West per farsi tutta la strada a bordo di carri senza neanche l’aria condizionata?” Penso, mentre boccheggio alla pompa di benzina in the middle of nowhere... 



Lost Hills

Lost Hills - treno



Coltivazioni di viti

Poi passiamo nelle zone delle coltivazioni di viti, con un sacco di cantine per la degustazione (peccato che debba guidare!) e finalmente alberi e vegetazione ricca e profumata e mare. Siamo arrivati a Monterey.


Monterey

Monterey ingresso al Fisherman's Wharf

Fisherman's Wharf

Esploriamo la penisola di Monterey percorrendo la costa di Pacific Grove che è spettacolare: sole sfolgorante, aria frizzantina, oceano spumeggiante e distese di quella che è comunemente chiamata pianta di ghiaccio (Drosanthemum floribundum) voluta da Hayes Perkins, che rimpiazzò le ortiche con questa pianta (importata dal Sud Africa), a formare quello che oggi è chiamato il “magic carpet”,  che in primavera dev’essere uno spettacolo... (mi toccherà tornarci!)
Per non parlare delle case che si susseguono, tutte con grandi vetrate, senza tende, verso l’oceano. Anche qui ne avrei adocchiata una, neanche tanto grande, con sala biblioteca con poltrone rivolte all’oceano e terrazza fronte mare..

Pacific Grove - Spiaggia

Pacific Grove

Pacific Grove

Pacific Grove e magic carpet

E poi c'è la 17 Mile Drive
Negli anni ‘80 non si pagava per percorrerla, ora invece sì (10.50 $) e il percorso si fa a 15-20 miglia/ora che in qualche punto sono pure troppe per poter gustare il paesaggio; percorriamo la Scenic Drive, dove di scenic non c’è solo il paesaggio ma anche le ville e che ville! Tutte esagerate... tutto troppo qui a Carmel, tanto che ho faticato ad individuare qualcosa che mi andasse bene... It was a hard job! Devo dire che ho fatto un’indigestione di case ricche, dopo le abitazioni semplici delle Cook... 

Ingresso alla 17 Mile Drive




Percorrere la 17 mile drive da Monterey a Carmel, vuol dire fermarsi in continuazione per gustarsi i vari punti panoramici.
Il Lone Cypress è su quella roccia da oltre 250 anni tanto che Pebble Beach lo ha utilizzato come proprio logo

The Lone Cypress

Il campo da golf Pebble Beach Golf Links è spesso citato come il campo da golf pubblico numero 1 in America (sarà anche pubblico, ma il costo del green fee da pagare per poter giocare qui, supera i 600$).  Mi dicono che è molto difficile giocare qui (e io mi fido perché non so come si gioca): se il colpo alla pallina è troppo forte o se è orientato troppo a sinistra o a destra, la pallina farà un tuffo nell'Oceano Pacifico e i venti costieri soffiano spesso a folate e quindi potrebbero essere alleati o nemici e comunque la vista sull'oceano è uno spettacolo, e io mi limito a gustarmela senza pensare alla difficoltà e ai costi per giocare qui.

Buca 18 nel campo da golf di Pebble Beach

Bird Rock

Arrivati alla Bird Rock, veniamo investiti dal fragore delle voci di una moltitudine di cormorani e gabbiani che si fermano qui (ricoprendo lo scoglio delle loro deiezioni...), assieme alle lontre di mare. La puzza è veramente fastidiosa e l'aria dall'oceano  non riesce a disperderla, quindi stop rapido! 

Fermarsi qui a respirare l'oceano

Carmel è alla fine della 17 mile drive e  girando per le stradine di questa cittadina-gioiello (che ha avuto come sindaco anche Clint Eastwood, nel 1986), famosa per le vie ordinate e i negozi chic e le casette in stile fiabesco, troviamo una mostra di biciclette,  ce ne sono di ogni tipo, anche con il sidecar o con il reggi-surf e una esposizione di macchine antiche, splendidamente lucide fuori e dentro











Lasciamo questo luogo un po' finto ma comunque piacevole e risaliamo fino a San Francisco. Da qui voleremo a New York però, prima di lasciare la California, visitiamo Alcatraz



L'isolamento e la presenza di correnti gelide nelle acque della Baia di San Francisco resero l'isola un carcere a prova di fuga e la prigione più solida di tutta l'America. Qui venivano incarcerati i detenuti che erano considerati problematici nelle altre prigioni, e quindi questa era l'ultima spiaggia... 


Spogliatoio all'ingresso della prigione

Docce, aperte per poter controllare

Cucine


Corridoio 




Le celle della prigione misuravano 2,7 x 1,5metri; mancavano di qualsiasi privacy, avevano un lavandino e un water appoggiato al muro di fondo.

Il blocco D ospitava i peggiori criminali e cinque celle di quest'area erano denominate "The Hole"  (il buco) dove i detenuti più turbolenti e poco inclini ad accettare le regole, erano inviati per determinati periodi: subivano un trattamento brutale che includeva anche buio completo durante la giornata e dieta povera.


Cella di isolamento The Hole

Nella storia di Alcatraz ci furono dei tentativi di fuga, quello più violento avvenne tra il 2 e il 4 maggio 1946, ma fallì e portò alla cosiddetta "battaglia di Alcatraz", in cui, oltre alle guardie e ai prigionieri uccisi, persero la vita 17 altre guardie e un prigioniero rimase ferito. I fuggitivi sopravvissuti vennero processati e condannati a morte, un altro, che era giovane (aveva solo 19 anni), ottenne un secondo ergastolo.


Un'altra fuga passò alla storia, quella del 1962 su cui è stato prodotto il film "Fuga da Alcatraz" (bellissimo film del 1979 di Don Siegel con Clint Eastwood, girato proprio qui), questa volta riuscirono a scappare perché il piano era stato ben congegnato. Il rapporto ufficiale della fuga concluse che i prigionieri erano annegati nelle fredde acque della baia tentando di raggiungere la terraferma, dato che si pensava fosse  improbabile che i tre fossero riusciti a nuotare per 2 km nel mare che separano l'isola dal continente resistendo alle forti correnti dell'oceano che tra l'altro, aveva una temperatura di 10-15 gradi. Ma la verità non la conosce nessuno.

Finta testa di uno dei fuggitivi

San Francisco da Alcatraz

Lasciamo Alcatraz percorrendo il tratto di mare con la nebbiolina che inizia ad alzarsi attorno al Golden Gate e ovviamente non posso non pensare a quanto vicina fosse la libertà per chi era rinchiuso in quel carcere: un supplizio nel supplizio...



La nostra risalita lungo la costa californiana finisce qui, ora avremo l'aereo che ci porterà a New York e da lì rientro a casa. Ma vuoi andare a New York e non fermarti almeno un giorno?  


Ricordo la prima volta che ero venuta a New York, da ragazza (nella notte dei tempi!). Eravamo arrivati in città usando la metropolitana che la collegava all'aeroporto. All'uscita dalla stazione sotterranea, ci siamo trovati avvolti, quasi inghiottiti dai grattacieli, il cielo azzurro compariva in piccoli riquadri negli spazi liberi tra gli ultimi piani delle torri e noi ci siamo guardati in faccia e siamo scoppiati a ridere, perché così tanti e così alti, tutti insieme, non li avevamo mai visti. 
Ora non mi fanno più così impressione, mi piace questa città che "non dorme mai", mi piacciano i suoi grattacieli (ho una passione per il Chrysler e la sua cuspide di acciaio inossidabile cromato con le finestre triangolari che la notte si illuminano) e ho una passione per il Ponte di Brooklyn, che ovviamente abbiamo percorso in macchina. 




Mi spiace sempre quando i viaggi finiscono e anche questa volta è così. Quella sensazione un po' di tristezza perché ho finito di fare nuove esperienze, di scoprire nuovi paesaggi, di conoscere nuovi popoli o di rivivere storie già vissute, mi lascia sempre un po' così, con poca voglia di parlare e molta di pensare a quanto ho conosciuto o riscoperto. E' un modo per rivivere le emozioni del viaggio e anche questa volta mi succede.

Tutto negli States è enorme, dalle altezze dei grattacieli, alle distanze,  alle strade, alle macchine, alle porzioni nei ristoranti 😂 (sicuro dovrò mettermi a dieta al rientro a casa!). Non posso certo dire di conoscere gli Stati Uniti, dopo questo breve passaggio, è servito giusto a rinfrescare i ricordi e a invogliarmi a ritornare per conoscere altro. E' facile viaggiare qui e si può organizzare tutto in autonomia. Unica cosa che ci hanno suggerito all'autonoleggio di Los Angeles, non prendere una macchina troppo piccola (come avevamo fatto noi, essendo solo in due) ma orientarsi su qualcosa di più grande perché in strada sono tutte macchina alte e noi saremmo stati troppo bassi e con visibilità limitata, quindi Suv, tra l'altro tutti con cambio automatico, quindi guidarli è una passeggiata!











  CALIFORNIA ON THE ROAD:  da Los Angeles a San Francisco e NYC Agosto 2019 E dopo circa 14 ore di volo da Rarotonga, eccoci di nuovo nella ...